Nel periodo tra 0 -6 anni i sensi del bambino sono molto attivi, ed è presente una notevole attività cerebrale grazie al lavoro della mente assorbente. Il bambino ha dunque una intensa formazione di attività psichica e la sua mente ha bisogno di percezioni sensoriali per costruirsi e cogliere le impressioni che provengono dall’ambiente. La mente del bambino deve nutrirsi e il materiale sensoriale di sviluppo attrae il bambino e lega la sua attenzione; i materiali sensoriali aiutano nel senso dell’organizzazione della quantità di impressioni assorbite dalla mente assorbente.
Verso gli ultimi anni della sua vita, la Montessori ha aggiunto la parola “sviluppo” alla definizione dei materiali sensoriali per specificare che non si tratta di un materiale didattico ma di un mezzo di sviluppo per il bambino. L’intento, dunque, non è quello di offrire all’educatrice uno strumento di insegnamento ma di offrire direttamente al bambino un aiuto per sostenerlo e favorirlo nel suo sviluppo psichico. Esattamente come avviene nelle attività di vita pratica (attraverso le quali non vogliamo educare a pulire ma vogliamo rispondere al bisogno del bambino di ricerca di attività intelligente), anche con i materiali sensoriali di sviluppo avviene qualcosa di simile: il bambino ha la necessità di svolgere attività sensoriali e deve essere sfamato in questa sua ricerca, questi materiali rispondono ai suoi bisogni perché favoriscono il progresso degli organi sensoriali.
A questo proposito però è necessario specificare una importante differenza tra i materiali di vita pratica e quelli sensoriali: i primi cambiano a seconda del contesto culturale, degli usi e costumi della nazione dove si trova il bambino e non hanno una base scientifica, mentre i secondi sono identici in tutto il mondo e sono basati su sperimentazione perché sono stati a lungo studiati mentre venivano utilizzati da migliaia di bambini in tutto il mondo.
Partendo dall’esperienza di Séguin e Itard, Maria Montessori giunse ad una classificazione di materiali molto ampia: oltre al materiale usato dai due scienziati aggiunse oggetti usati come prove in psicologia sperimentale e una serie di materiali da lei stessa designati nel primo periodo del suo lavoro sperimentale.”[1]. Dunque, ella fece un lungo lavoro di selezione e classificazione: il materiale era valido soprattutto se fissava l’attenzione del bambino per un tempo abbastanza prolungato, se stimolava i sensi e se il bambino dopo l’utilizzo risultava soddisfatto; “sarà scelto con l’esperienza come adatto ad educare solo un materiale che effettivamente interessa il piccolo bambino e lo trattiene in un esercizio spontaneo e ripetutamente scelto”[2].
La finalità del materiale è dunque quella di educare i sensi, di raffinare e perfezionare il lavoro sensoriale e il bambino che si esercita con questo materiale affina una capacità importante: quella di osservare; “non si creano gli osservatori dicendo: osserva: ma dando i mezzi per osservare: e questi mezzi sono l’educazione dei sensi”[3]. Oggi grazie alle neuroscienze sappiamo che le esperienze sensoriali aumentano la quantità delle sinapsi prodotte, più il bambino tocca e sperimenta con i sensi più ricca sarà la base e la formazione dell’intelligenza. Un bambino che ha sviluppato i sensi possiede delle chiavi di lettura per osservare e classificare l’ambiente.
Nei primi due/tre anni di vita egli ha accumulato e assorbito una elevata quantità di percezioni sensoriali e di impressioni ma queste percezioni sono tutte insieme nella sua mente e non sono organizzate: con questo materiale egli inizia a classificare, a distinguere le diverse qualità e può così leggere il mondo con occhi nuovi (ad esempio con le spolette dei colori coglie il dettaglio, le differenze e le gradazioni e può ordinare la sua mente).
[1] Ci riferiamo al concetto espresso nel libro: Montessori M. “La scoperta del bambino” Milano, Garzanti, 2015 p. 109
[2] Montessori M. “La scoperta del bambino” Milano, Garzanti, 2015 p. 111
[3] Montessori M. “La scoperta del bambino” Milano, Garzanti, 2015 p. 185